La Necropoli della Porta Mediana di Cuma
Centre Jean Bérard di Napoli
Le ricerche del Centre Jean Bérard di Napoli e della Direttrice di scavo Dott.ssa Priscilla Munzi sono tra le prime approdate a Cuma, insieme alle Università Federico II e L'Orientale, nell'ormai lontano 1994 a proporre progetti di ricerca nell'ambito del POR Campania. L'area di interesse attualmente indagata è la necropoli romana di Cuma che si estende all’esterno delle fortificazioni settentrionali. La zona ha restituito un complesso quadro di evidenze comprese tra l’età del Ferro e quella basso-medievale: un sepolcreto dell’età de Ferro, un santuario peri-urbano di età greca e sannitica, una necropoli di età romana, una serie di strutture artigianali di età tardo-antica e altomedievale, una “casa-torre” di età basso medievale.
Nelle ultime campagne di scavo, le indagini si sono concentrate nell’area immediatamente al di fuori della Porta mediana dove, tra la fine dell’età repubblicana e l’età traianea, avvengono numerose trasformazioni in stretta relazione con i rifacimenti delle mura e della porta.L’area antistante alla Porta mediana conosce alcuni importanti progetti di risistemazione tra la fine del I e la prima metà del II sec. d.C., accompagnati dall’obliterazione dell’asse stradale secondario diretto a est, dalla distruzione di alcuni edifici funerari e dalla costruzione di un grande monumento provvisto di un considerevole spazio esterno interpretato come un campus di addestramento per le élites cittadine. Il complesso appare oggi esteso su almeno 2500 metri quadrati e conserva ancora a nord e a est i muri perimetrali in fondazione, mentre a sud viene ad appoggiarsi direttamente alle fortificazioni. In età traianea, il monumento viene dotato di un portico e di una serie di ambienti che affacciano a ovest su un grande piazzale basolato edificato davanti alla porta urbica.
Un recente intervento ha interessato il limite occidentale del grande complesso di età imperiale dove erano già stati messi in luce negli anni passati alcuni vani, tra i quali una taberna (Zona D60C). Le verifiche stratigrafiche realizzate, al di sotto dei livelli tardoantichi e medievali, hanno permesso di indagare un ambiente retrostante a essa collegato, abbandonato nel corso della seconda metà del III sec. d.C. Al di sotto della pavimentazione di quest’ultimo, lo scavo ha evidenziato la presenza di una serie di contesti funerari di II-I sec. a.C. obliterati dalla sistemazione più recente, tra i quali si segnalano in particolare alcune sepolture a cremazione del tipo a fossa con cippo. L’indagine, proseguita anche immediatamente a nord dell’ambiente (Zona D60D), ha messo in luce un monumento funerario a camera ipogea (MSL60321), databile al I sec. a.C., costruito in opera incerta con blocchetti irregolari di tufo legati con malta e destinato ad accogliere inumazioni. L’accesso alla camera, intonacata di bianco, avveniva attraverso un architrave arcuato monoblocco ed è presente una cornice aggettante sulla quale si imposta una volta a botte costruita in blocchetti di tufo di forma rettangolare disposti di taglio per filari. Il monumento, pur se già depredato, ha restituito alcuni oggetti dei corredi funerari tra i quali degli alabastra in alabastro, unguentari in ceramica, pedine da gioco in pasta vitrea ed elementi pertinenti a cassette lignee. Il rinvenimento di un balsamario in vetro documenta che il monumento è stato utilizzato fino alla prima metà del I sec. d.C.
Un approfondimento effettuato negli anni scorsi tra il muro di contenimento settentrionale della terrazza di età flavia e il fronte delle mura (Zona E73), ha permesso di intercettare, sotto gli strati di accumulo impiegati per la sua realizzazione, i livelli della necropoli di seconda metà II – prima metà I sec. a.C. e di indagare due tombe a camera ipogea con volta a botte per inumazioni, di cui una con una interessante decorazione figurata (MSL73101), e una serie di tombe individuali a cremazione in fossa con cippo.
La campagna dello scorso anno si è concentrata nell’esplorazione di una profonda e lunga galleria creata da scavatori dell’Ottocento nell’area immediatamente a ridosso della Masseria di Matteo il Procidano che aveva permesso a suo tempo di intercettare e scavare la tomba a camera ipogea nota come del “banchetto per l’eternità” (MSL73101). Ripercorrendo a ritroso le loro azioni, oltre ad aver permesso di recuperare una notevole quantità di intonaci dipinti provenienti dallo scavo della tomba, sono venute alla luce, già depredate, quattro sepolture precedenti, di cui tre in lastroni litici e una del tipo a fossa semplice, e una complessa stratigrafia ben visibile nelle pareti del taglio. Le tombe a cassa richiamano i sepolcri già noti dagli scavi ottocenteschi e in particolare le “architetture” funerarie indagate e tipologizzate da E. Stevens (1883). Si tratta in particolare di una tomba a cassa “piana” (SP73250) che accoglieva le spoglie di un subadulto di cui sono state parzialmente rinvenute le ossa in giacitura secondaria e di due sepolture “a connòla” (SP73253 e SP73246). La prima, la SP73253, risulta essere quella meno fortemente rimaneggiata e ha restituito la porzione superiore dello scheletro di un individuo adulto in posizione supina e due unguentari in ceramica. La tomba “a connòla” più recente, la SP73246, era stata completamente sconvolta e non è stato possibile recuperare nulla che fosse in giacitura primaria. Più recente è una tomba di immaturo del tipo a fossa semplice, la SP73207, il cui scheletro, rivenuto incompleto, era deposto supino e accompagnato da una moneta bronzea e da una fibula in ferro. Le quattro sepolture, in base ai pochi elementi di corredo recuperati e alla stratigrafia, sono inquadrabili tra il III e il II sec. a.C.
Un ulteriore intervento ha interessato il limite meridionale della terrazza (Zona E74). Nei due settori indagati sono stati messi in luce il raddoppiamento della cinta muraria di età ellenistica (RMP74082) e un tratto delle mura di età tardo-arcaica (RMP74097). La prima è costituita da una cortina esterna in grandi blocchi di tufo giallo messi in opera in assise piane isodome, a secco e con un profilo esterno a gradini; la parte posteriore, si sviluppa con briglie lunghe 2,65 m e distanti tra 1,65 m e 2,05 m, riempite da un emplekton in scaglie di tufo giallo. Le mura di età ellenistica vanno in appoggio diretto al muro tardo-arcaico. Nel tratto indagato, le mura tardo-arcaiche si conservano solamente per la cortina esterna, formata in grandi blocchi di tufo giallo, messi in opera per ortostati e con un profilo a scarpa. La cortina, in questo punto, presenta delle briglie lunghe ca. 90 cm ai cui fianchi si sviluppa, come riempitivo, una struttura in malta di terra e scapoli di tufo giallo, che sono poi in appoggio alla parte di terrapieno realizzato in sola terra.
Lo scavo ha inoltre previsto un sondaggio realizzato di fronte alla cortina muraria ellenistica (RMP74082). che ha permesso di indagare alcuni livelli di riempimento della terrazza di epoca flavia. Questi ultimi vanno a impostarsi al di sopra di un primo piano di calpestio databile a età tardo-repubblicana. Al di sotto è stato individuato un altro battuto funzionale alle mura ellenistiche, che si imposta al di sopra di livelli di scaglie di tufo giallo, frutto della lavorazione delle superfici dei blocchi che compongono la cortina stessa.
Le ricerche nella necropoli della Porta mediana sono finanziate dal Ministère de l'Europe et des Affaires étrangères (Paris), dal CNRS, dall'École francaise de Rome e dal Fonds de dotation Arpamed.