Grotta di Cocceio
La Grotta di Cocceio è una galleria di età romana tagliata nel banco tufaceo del monte Grillo, che collega il centro della città antica di Cuma e le rive del Lago d’Averno. La galleria prende il nome dall’architetto Lucio Cocceio Aucto che la progetta nel 38-36 a.C., insieme anche ad altri collegamenti sotterranei dell’area flegrea, connessi al funzionamento del Portus Iulius, il complesso sistema portuale costituito nei bacini flegrei da Agrippa per volere di Ottaviano Augusto.
Con il principato di Augusto la galleria perde il suo carattere militare e viene convertita a uso civile: in questa fase si apre un diverticolo, in prossimità dell’ingresso da Cuma, che conduceva probabilmente all’Anfiteatro della città. La galleria è inoltre connessa a un ramo dell’acquedotto augusteo del Serino.
Il tunnel, interamente scavato nel tufo, ha un andamento rettilineo, per una lunghezza complessiva di circa 1 km, una larghezza media di 5-6 m ed un’altezza massima che arriva fino a 12 m. Doveva essere illuminato e ventilato da 9 pozzi di luce che si aprono al centro della volta.
La galleria, che subì nel tempo un progressivo interramento, fu scavata in epoca borbonica (1844) e utilizzata successivamente come percorso stradale. Adibita a deposito di munizioni durante il secondo conflitto mondiale, subì gravi danni per l’esplosione provocata dalle truppe tedesche in ritirata (1943).
Un’altra peculiarità del monumento è quella di ospitare una colonia di pipistrelli di grande valore conservazionistico, costituita da cinque specie in pericolo di estinzione; attualmente è in corso un monitoraggio di questa colonia e si sta procedendo alla predisposizione delle misure necessarie a programmare uno specifico modello di fruizione sostenibile del monumento che sia in grado di contemperare la valorizzazione del bene archeologico con la rigorosa tutela dei chirotteri.