Panoramica

Parco archeologico delle Terme di Baia

La selva di murature che si incontrano arrampicate alla ripida parete dell’ antico cratere vulcanico, appena entrati nel sito, è la prova di come, in età romana, un’irrefrenabile attività edilizia avesse aggredito l’intero piccolo golfo di Baia, compresso tra Punta dell’Epitaffio e lo sperone roccioso su cui sorge il Castello Aragonese.

Gli scavi archeologici, iniziati poco meno di un secolo fa, si sono concentrati nello spazio compreso tre le tre grandi cupole che, da sempre, erano rimaste in vista, attorniate per lungo tempo solo da amene campagne coltivate che contornavano il piccolo borgo di pescatori in riva al mare. I templi di Diana, Venere e Mercurio in realtà templi non erano mai stati ma la loro imponenza e il loro aspetto apparentemente isolato aveva fatto pensare a edifici sacri, collegati a queste divinità solo per piccoli, o inesistenti, indizi trovati nelle decorazioni delle loro pareti. In realtà qualcosa di notevole c’era, in una in particolare di queste sale, quella di “Mercurio”: siamo di fronte infatti, a quanto oggi si conosce, del più antico esempio di copertura emisferica di ampie dimensioni realizzato in cementizio. Gli studiosi hanno infatti datato questa sala al tempo di Augusto e vedono in essa quello spirito di sperimentazione che proprio a Baia si sviluppò grazie ad un materiale qui facilmente reperibile, la pozzolana. Ma al di là di questo aspetto, in tutte e tre le sale ci troviamo di fronte ai più importanti ambienti di tre diversi stabilimenti termali costruiti, a distanza di un secolo l’uno dall’altro, per sfruttare sempre più intensamente le risorse idrominerali del sottosuolo: oltre a grandi vasche per immersioni, numerosi sono i condotti scavati direttamente nel terreno per captare le risalita di vapori bollenti per riscaldare le saune. La ricerca di queste fonti naturali di calore ci spiega in parte la disposizione disordinata di questi edifici, che tuttavia deriva anche da un altro fattore: prima di questi grandi impianti lo spazio era già stato occupato da grandi ville, costruite una a fianco all’altra già uno o due secoli prima. Le ville “dell’Ambulatio” e “della Sosandra”, avevano occupato la pendice, dal basso verso l’alto, con cinque o più livelli di ambienti distribuiti a ridosso del pendio, collegati fra loro da rampe o scalinate dipinte. Una distribuzione che permetteva un pieno godimento del paesaggio, aperto verso il Vesuvio, Sorrento e Capri soprattutto negli ambienti posti più in alto, ricchi di marmi e pitture, utilizzati come ampie e scenografiche sale da pranzo. Più in basso, grandi cortili con altrettanto ricchi portici colonnati raggiungevano il mare, offrendo a chi vi arrivava con la barca una accoglienza che ricordava i palazzi ellenistici realizzati in oriente dagli eredi di Alessandro Magno. Non mancavano certo in questi complessi piccoli spazi termali, come le cosiddette “Stanze di Venere” o le “Piccole Terme”, realizzate per un numero ben più ristretto di frequentatori, ma dotate di tutti i confort e di una ricchissima decorazione, come ancora in parte si conserva. Va sottolineato tuttavia come, pur sviluppandosi su aree che superano i 10.000 metri2, questi complessi non rappresentano le lussuose ville marittime che l’élite senatoria, da Pompeo a Cesare, da Crasso Cicerone, preferì costruirsi su alture isolate vicine e di cui ci rimangono labilissime tracce. Anche il palazzo imperiale tanto amato da Claudio, Caligola e soprattutto da Nerone, ma anche da imperatori più tardi come Alessandro Severo, doveva svilupparsi altrove, probabilmente a cavallo di Punta Epitaffio e forse in parte riconoscibile tra i resti conservati sotto il livello attuale del mare. È proprio l’inserimento dei grandi complessi termali di cui si è parlato all’inizio a dimostrarci come queste ville, dopo poco più di un secolo di occupazione come lussuose residenze, si trasformarono in qualcosa di diverso, forse in veri e propri alberghi al servizio dei frequentatori dei bagni. Le iniziali divisioni di proprietà vennero a poco a poco annullate, creando nuovi percorsi e frammentando i precedenti vani più grandi e le trasformazioni si protrassero nel corso dei secoli, fino al medioevo con la creazione di veri e propri letti in muratura per bagni curativi, ignoti per tutto il periodo romano.  Il numero dei frequentatori tuttavia dovette pian piano ridursi fino al totale abbandono delle terme e delle sorgenti, che, a causa delle trasformazione nel sottosuolo, avevano probabilmente anche perso la loro antica energia naturale: non rimanevano che poche vestigia per i viaggiatori del Grand Tour, attratti tuttavia in questi luoghi dalle parole degli antichi che ancor oggi rianimano i silenziosi ambienti di questo sito.

 

Come arrivare

In auto: Tangenziale di Napoli - uscita Pozzuoli/Arco Felice direzione Bacoli.
Trasporti pubblici:
Da Napoli Montesanto Linea EAV Ferrovia Cumana (fermata Fusaro o Lucrino) + autobus EAV o in alternativa a piedi (distanza stazione ca. 1 km). 

per gli orari, consultare i siti:

Info e costi

Intero singolo sito: € 5

Ridotto singolo sito: € 2

Intero cumulativo Circuito flegreo: € 10

Ridotto cumulativo Circuito flegreo: € 5

Orari di apertura

Chiusura settimanale: Lunedì

Info QUI

Parzialmente accessibile alle persone con disabilità motorie